Ho accettato la mia condizione dopo aver patito tanti scrupoli. Analizzando la mia vita di uomo di successo e anche tornando indietro nel tempo, non ho trovato alcuna ragione (per lo meno evidente) per la quale, la mia passione per la sottomissione, è una costante del mio presente.
Non posso dire di aver vissuto una infanzia infelice e di essere stato succube di genitori troppo oppressivi e, per quanto mi sforzi di ricordare, non credo di essere stata vittima di qualche trauma.
Ho un approccio più che normale con le persone e, trattando tematiche legate al sesso, non vedo alcun complesso di inferiorità nei confronti di quell’altra metà del cielo rappresentata dalle donne.
Pur non essendomi sentimentalmente legato a nessuna, mi piacciono le donne e godo nel fare sesso con loro ma solo dopo…
Ecco, questo è il punto: ‘solo dopo…’ a cosa? Solo dopo che la mia eccitazione sia stata stimolata da una mia dimostrazione oggettiva di sottomissione. Amo eseguire tutti gli ordini che mi vengono imposti dalla Mistress di turno con la quale ho modo di interfacciarmi anche se in maniera occasionale e, ancor di più, mii eccito quando subisco delle forti umiliazioni che anticipano meritate punizioni.
Mi resi conto di essere attratto sessualmente da una mistress dopo aver conosciuto Manuela. Fu un incontro casuale quello che mi mise in contatto con un mondo fatto di un particolare eros fino ad allora ignorato. Eppure, mi piaceva fare l’amore e, pur mettendoci tutto l’ardore derivante dalla mia voglia, non riuscivo ad appagare il mio desiderio: era come se mancava qualcosa che non riuscivo ad identificare.
La sera che in un locale conobbi Manuela, fui iniziato da lei a quella che fu la mia prima esperienza BDSM. Non fu difficile essere attratti da quella donna dai modi sensuali che lasciavano trasparire una esperienza che solo una femmina matura alla quale piace il sesso, è in grado di possedere.
La mia attenzione fu catturata dal suo corpo dalle linee armoniose e da un modo di fare che denotava una femminilità davvero speciale e, dopo averla conosciuta e qualche drink consumato insieme, mi invitò a seguirla a casa sua ‘per conoscerci un po’ disse.
Seduto su di un comodo divano con Manuela di fronte a me, avevo finalmente modo di osservarla più che bene: la scarpe di vernice lucida dai vertiginosi tacchi anticipavano delle intriganti calze autoreggenti che attiravano l’attenzione su gambe veramente ben tornite. Il suo generoso petto rubava la scena a tutto il resto e pur sapendo che era più grande di me di almeno una decina di anni, l’unica mia intenzione era quella di possedere quel meraviglioso corpo che prometteva di offrire meraviglie.
In modo quasi improvviso Manuela mi chiese se avevo voglia di lei, lasciandomi sorpreso. Annuii come uno scemo con la testa, mentre un groppo di imbarazzo mi saliva in gola.
‘Allora, se mi vuoi, devi dimostrare che mi meriti. Inginocchiati davanti a me e ubbidisci ad ogni mio comando: solo così potrai avere ciò che vuoi’.
Ubbidii alla richiesta e mi trovai a carponi davanti alle sue gambe che potevo vedere bene apprezzandone ancor di più la bellezza. Riuscivo a vedere il bianco della sua pelle che iniziava dove l’autoreggente nera terminava la sua corsa e sentivo la mia verga, reagire com’era logico attendersi.
Manuela divaricò le gambe mostrando il triangolino di slip trasparenti che permetteva di intuire la forma della sua fica e mentre stavo sognando si poterla baciare e succhiare, udii la sua voce comandarmi ‘leccami tutte le scarpe subito!’. Il suo tono deciso si coniugò perfettamente con la mia voglia di lei e non ebbi esitazione alcuna nel tuffarmi sulle sue scarpe ubbidendo alla richiesta.
‘Sfilami le scarpe e leccami i piedi e fallo in modo delicato’.
Presi la scarpa destra e in modo gentile la sfilai dal suo piede e altrettanto feci con l’altra mettendomi poi a guardare le forma affusolata delle sue dita ornate da unghie perfettamente smaltate.
Le calze, seppur di color fumé, permettevano di osservare i piedi nervosi sui quali mi stavo gettando per leccarli come mi era stato ordinato. Era la mia prima esperienza in tal senso e provavo un misto di eccitazione e perplessità che tuttavia mi intrigava. ‘In fondo –pensavo- si tratta di una nuova esperienza’ e così, rompendo anche l’ultimo indugio, incominciai a passare la mia lingua sul piede avvertendo il ruvido dei denari delle sue autoreggenti ma anche un buon sapore di bagnoschiuma.
Quando giunsi alle dita, le succhiai avidamente sentendo il mio uccello indurirsi in maniera esponenziale e desiderando che Manuela potesse infine regalarmi quell’esplosione di piacere che stavo aspettando sin dal primo momento.
‘Mi stai facendo male, stupido!’ esclamò l’occasionale partner di quella sera e mi sferrò una sorta di calcetto proprio dritto sulla faccia. Restai ammutolito nel constatare che anziché prendermela per quell’inatteso suo gesto, la cosa aveva ulteriormente aumentato il mio desiderio.
‘Vieni qui, scemo’ continuò Manuela che, nel frattempo, si era slacciata il corpetto che indossava lasciando libere due tette miracolosamente erette nonostante la loro abbondanza.
‘Ora succhiami i capezzoli’. Questo invito non si fece attendere da me che mi precipitai a suggere quel nettare di cui avevo voglia da quando l’avevo vista quella sera.
Sentivo la sua mano accarezzarmi il cazzo dopo che l’aveva fatta scivolare attraverso i jeans e i boxer con il fine di raggiungerlo per stringerlo e constatare il mio grado di eccitazione.
Destreggiandomi pur continuando a succhiarle i capezzoli passando dall’uno all’altro, sbottonai i pantaloni che abbassai così come le mutande, liberando finalmente il mio uccello.
Manuela mi invitò nella posizione del 69 ma pretendendo che le leccassi i piedi mentre lei ingoiava la mia verga che cominciò a succhiare poderosamente alternando precisi colpetti di lingua sulla cappella e piccoli morsi atti a ridimensionare la voglia di esplodere dentro la sua bocca.
Smise improvvisamente di spompinarmi invitandomi a penetrarla dietro e non ci fu sensazione più bella di sentire la sua morbida pelle fremere sotto i miei colpi sapientemente ritmati fino a giungere ad un primo orgasmo che non smise di farmi avvertire il desiderio di continuare.
Senza più freni, mi riproposi suo schiavo e senza attendere ordini, presi a leccarle quei deliziosi piedi che avevano rappresentato l’inizio di quel rapporto basato sul sesso fine a se stesso.
Provavo una forte eccitazione nel passare la mia lingua tra le sue dita prima di inghiottirle una dopo l’altra e far rivivere al mio uccello quel desiderio di sentirsi nuovamente vivo. Continuammo così per tutta la notte, scopando e deliziandoci l’uno dell’altra fino a che consumammo tutte le energie.
Manuela da buona Mistress mi aveva aperto un mondo che mi aveva fatto sentire completamente soddisfatto e aveva riempito quella sensazione di vuoto che avevo accusato fino a quel momento.
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