Provate a fare questo esperimento.
Aprite Instagram o Facebook e scrivete un post che parla di body positivity. Provate ad affermare che il vostro corpo grasso, lievemente sovrappeso, curvy che sia vada bene esattamente così com’è e state a vedere cosa accade.
Spoiler: si verificherà uno strano fenomeno parascientifico.
Accorreranno sconosciuti a dirvi che sì, così va bene ma non esagerate; qualcuno vi dirà che siete “belle comunque”; altri ancora verranno a dirvi che il vostro corpo non è assolutamente sano, che morirete giovani a causa di ipertensione arteriosa o di diabete di tipo 2. Queste persone nello specifico hanno un super potere che neanche Stan Lee con la sua immensa immaginazione era riuscito a pensare: sono capaci di fare una diagnosi medica con una sola occhiata, evitandovi anche il pagamento del ticket e una lunga trafila di medici.
La domanda chiave di tutti i trigger è: MA LA SALUTE? La risposta a questa domanda è molto semplice: non vi riguarda!
È lapalissiano dire che la salute non vada certamente trascurata, ma cosa ne sappiamo noi di come stanno gli altri?
La body positivity mainstream si è trasformata in un hashtag che promuove l’amore per se stessi e il proprio corpo e, per quanto non ci sia niente di sbagliato in questo, non bisogna dimenticare che è innanzitutto un movimento radicale che promuove l’idea che tutti i corpi sono validi e hanno diritto alla stessa dignità e inclusione. Per cui sì, amate ogni piccola “imperfezione“ del vostro corpo ed estendete questa tolleranza anche al corpo degli altri. La salute non è un argomento di discussione del movimento body positive: le persone grasse non devono sbandierare il loro stato di salute per aver diritto a empatia, inclusione e dignità per esistere. Detto questo, la body positivity non promuove l’obesità: dà spazio a persone che esistono.
Qualche settimana fa, le immagini delle modelle curvy di Calvin Klein pubblicate sulla pagina Facebook di Zalando hanno fatto scatenare il popolo di Internet che urlava alla perpetuazione di uno stereotipo di bellezza non sano e sbagliato, dimenticando che per anni magazine patinati hanno promosso uno standard di bellezza inarrivabile attraverso modelle sottopeso e ritoccate con Photoshop. Quindi viene da chiedersi: pensate che vivere una vita di privazione, nell’affanno di mantenere una taglia accettabile per poter lavorare nell’industria della moda, sia più sano? Pensate che soffrire cercando di incarnare gli standard di bellezza occidentale sia essere in salute?
Focalizzarsi sul problema della salute significa portare il discorso su un piano individuale e dimenticare quello sociale e le sue responsabilità nello stigmatizzare i corpi non conformi a certi standard imposti dall’esterno. I trigliceridi, la curva glicemica, le transaminasi diventano così più importanti del rispetto degli altri. La retorica della salute è solo un modo per incolpare l’individuo e giustificare l’emarginazione, la deumanizzazione che le persone grasse subiscono.
È un dato di fatto che una persona che si sente compresa, accettata e amata nella società sarà in grado di vivere uno stile di vita più sano. Quante persone a causa del proprio peso non si allenano in palestra per l’imbarazzo di frequentarne una? Quante non fanno una nuotata al mare per la paura del giudizio del loro corpo in costume? La cultura in cui viviamo valorizza il fisico per il suo aspetto, la sua attrattività e le sue capacità, ma allora come dovrebbe agire chi ha un corpo non conforme o non “performante” come la società ci impone?
L’aspetto fisico non è il metro di giudizio del valore di una persona, esattamente come non lo è la salute. Soprattutto non possiamo pensare di riuscire a intuire lo stato di salute di una persona semplicemente guardandola, perché essere in sovrappeso non significa necessariamente avere la pressione e il colesterolo alti. Spesso il sovrappeso si interseca con un problema di salute che esula da una dieta bilanciata come possono essere le disfunzioni ormonali; oppure è legato a un trauma psicologico come un abuso: un esempio è quello di Roxane Gay, attivista e giornalista americana che subì uno stupro all’età di 12 anni. Giudicare perciò una persona perché a vostro avviso non si sta impegnando abbastanza per vivere la propria vita al meglio, senza tenere in considerazione aspetti che non potete cogliere col vostro super-sguardo clinico, è irrispettoso e inopportuno.
Insomma, non c’è un modo giusto o sbagliato di avere un corpo e le equazioni “magrezza = salute” e “grasso = malattia” non sono per nulla veritiere. E poi, se davvero foste interessati all’altrui benessere, non vi preoccupereste solo di quello fisico ma anche di quello mentale; se davvero foste in grado di fare diagnosi con lo sguardo, vi prego di mettere questo potere al servizio del bene perché “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
il bello di riuscire ad uscire dalle banalità:)
RispondiEliminaO dal giudizio mainstream
RispondiEliminaMeraviglioso commento, profonda analisi, sono colpito,ma non meravigliato. Domina Goldy è sempre cosí
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