Era evidente che all'interno del club si consumavano le più smoderate ed eccessive pratiche sessuali ma con una sorta di apparente eleganza. Mi spiegò che le feste erano organizzate all'interno di un castello privato dove numerose stanze erano adibite alle diverse attività. Erano previsti anche locali per i vari giochi d'azzardo sempre implementati da intrattenimenti di natura sessuale. L'invito era riservato alla Padrona e io avrei avuto accesso solo perché ero il suo schiavo, altrimenti, come accompagnatore avrei dovuto aspettare fuori, chiuso in auto. Inoltre non avrei potuto muovermi liberamente ma dovevo essere tenuto al guinzaglio e in caso di necessità la Padrona avrebbe dovuto cederlo provvisoriamente a qualcuno. Gli uomini erano prevalentemente in smoking e tutti, sia uomini che donne indossavano una maschera veneziana. Per gli schiavi era previsto un dress code che esprimesse chiaramente il ruolo ma anche nudo completo o parziale era consentito. La maschera doveva essere un cappuccio di cuoio. La cosa che davvero mi fece rimanere interdetto era che avrei dovuto pagare seicento euro per l'ingresso, trecento a persona. Era compresa anche la tessera annuale di socio, obbligatoria per legge. 《Non preoccuparti schiavo, li anticiperai e se ti comporterài come devi te li rimborserò》 disse la Padrona con il consueto sorriso perverso. Non capii cosa volesse dire. Non capivo perché volesse farmi spendere una cifra assurda per una festa quando avrebbe potuto spendere quei soldi esclusivamente per se stessa. In più me li avrebbe restituiti. Non capivo ma piano piano un inspiegabile ansia iniziò a impossessarsi di me. “Se tu comporterài come devi”….mi fissai su quelle parole. I party erano organizzati sempre durante la settimana e quello a cui partecipammo capitò di martedì. Dalle 22 fino a notte inoltrata. Vidi Sara uscire dal portone di casa camminando leggiadra sui tacchi a spillo e mi apprestai a scendere per aprirle la portiera. Mi fece un cenno col viso mentre si avvicinava all’ auto per farmi intendere che su sarebbe seduta sul sedile posteriore. La salutai dicendo 《Sei di una bellezza mozzafiato》. Era vero, sentivo l'ossigeno fermarsi in mezzo al petto e in quei momenti sentivo pienamente tutta la mia mortificazione nell'essere solo uno schiavo e naturalmente lei lo percepiva e ne traeva un piacevole godimento. Arrivammo che mancava un quarto d'ora alle ventitré. Appena scesi dall'auto agganciò il guinzaglio al collare e ci avviamo verso l'ingresso lungo un vialetto di pietre, attraversammo il ponte levatoio fino al grande portone che aveva i battenti aperti e ai cui lati sostavano due energumeni in giacca e cravatta il cui compito, oltre che garantire la sicurezza era di accogliere i clienti e ritirare gli accrediti. Io seguivo Sara a mezzo metro in modo che la catena del guinzaglio non fosse in trazione. Un distinto signore sulla sessantina molto elegante si avvicinò e salutò Sara con il baciamano. Era davvero un bell'uomo e dimostrava di essere molto più giovane rispetto alla reale età. Aveva dei lineamenti perfetti e un vestito che sembrava donargli un aspetto importante come di chi ricopre una carica molto elevata. Era più alto di me di almeno cinque centimetri. Mi rivolse uno sguardo accennando un sorriso e sollevando impercettibilmente il sopracciglio. Chinai la testa e salutai dicendo 《 buonasera signore》 così come si era raccomandata la Padrona. Non rispose ma si complimentò con Sara per l'educazione che mi era stata impartita. Mi fece indossare il cappuccio di cuoio il quale aveva dei fori in prossimità delle orecchie. All'altezza degli occhi e della bocca vi erano delle cerniere che lasciò aperte. Curiosammo fra le varie stanze ma in realtà la Padrona ne cercava una specifica. Non sapevo nulla di ciò che mi aspettava e forse fu meglio così. C'erano molti uomini e donne ma l'impressione non era quella di affollamento. Le stanze erano numerosissime, alcuni corridoi erano stretti, altro più larghi. Una parete di pietra correva lungo delle scale che scendevano nei sotterranei e l'illuminazione cambiava, delle torce infuocate prendevano il posto delle più moderne applique. Scendemmo le scale, Sara dava l'impressione di sapere dove si stesse direzionando o comunque di cosa stava cercando. Mi condusse lungo un corridoio dove vi erano varie porte con delle targhe in ottone che riportavano ognuna delle diciture diverse. Si fermò di fronte ad una rivestita di cuoio nero con due serie di borchie d'oro verticali e una targa con incisa la parola “ HOLE”. Vidi che inserì una specie di gettone in una fessura e un elettroserratura scattò facendola aprire leggermente. Spinse con la mano, entrammo e mi fece richiudere la porta alle nostre spalle. Non era molto grande la stanza , aveva un buon odore di pulito e alcuni diffusori emanavo una gradevole fragranza al pompelmo. La luce era soffusa ed era generata da quattro lampade di sale rosa. Diedi una rapida occhiata all'ambiente. Le pareti erano rivestite anch'esse di cuoio. In quella a sinistra rispetto all'ingresso vi era un inginocchiatoio di legno attaccato alla parete nella quale vi era un buco incorniciato con un anello dorato. Ad un metro circa di distanza e un metro più in alto vi era una fessura e subito sotto una specie di sporgenza di forma incava come quei meccanismi dove si infilano le monete e vi ricade il resto, solo un po’ più grande. A destra dell’ inginocchiatoio c'era un trono che dava l'idea di essere molto comodo. Aveva tre gradini per salirvi e un piccolo sgabellino che serviva da poggiapiedi. Nella parete opposta una vetrina illuminata da una striscia di led incassata nella parete con dentro bottiglie di alcolici e in un'altra evidentemrnte refrigerata acque naturali in bottiglie di vetro, varie bibite e calici. Non riuscivo a comprendere il significato di quell'ambiente ma piano piano una vaga idea prese forma nella mia testa. La Padrona mi vedeva perplesso ed intimorito. Si accomodò sul trono e si fece servire un whisky invecchiato 14 anni. Doveva costare parecchio ma in fondo avevo dovuto versare seicento euro per quella serata. Mi inginocchiai al fianco del trono dopo aver servito la Padrona. Sorseggiò il suo whisky guardandomi dall'alto. Mi fece aprire la bocca ma risposi che non avevo voglia di alcol ma dolcemente ripetè l'ordine aggiungendo che ne avrei avuto bisogno. Obbedii senza più obiettare e riversò direttamente dalla sua bocca il distillato alcolico dopodiché mi ordinò di posizionarmi sull’ inginocchiatoio. Mi resi conto che il foro era esattamente all'altezza del viso. 《 Inizi a comprendere, schiavo?》Mi girai verso Sara piagnucolando 《 Ti prego Padrona…》《 schiavo ho investito anni per educarti e so per certa che sei pronto perciò non fareMi girai annuendo col capo chino. Vidi con la coda dell'occhio che premette un pulsante sul muro. Rimanemmo in silenzio per diversi minuti fino a quando sentìi un rumore metallico, mi girai e vidi un gettone color argento cadere dalla fessura nel piccolo raccoglitore incavo. Lo raccolse e lo posò in una ciotola più grande che si trovava su un ripiano alla sinistra del trono. Mentre mi girai nuovamente verso la parete vidi spuntare un pene ricoperto da un preservativo. 《Oh no no no….》 sussurrai…ma la voce di Sara mi fece tremare 《Non mi fare incazzare schiavo! Ho detto basta capricci!》 Si allungò verso di me e con la mano accompagnò la mia testa. Aprii la bocca e iniziai con le labbra a massaggiare la cappella di quel pene. Era piccolo e tozzo, dopo qualche attimo sentii con la lingua il calore dello sperma riempire la punta del preservativo. Si ritirò appena venne. Sentìi la mano di Sara accarezzare la testa 《 Bravo, hai visto che non è difficile?》 Rimasi a testa bassa. Passo un minuto e di nuovo sentìi il suono del gettone cadere. Un membro turgido e lungo apparve danzanti al mio viso. Mi ritrassi per non riceverlo sulla fronte, poi aprii la bocca per accoglierlo e iniziai delicatamente come avevo fatto prima ma inizio subito a dare violenti e rapidi colpi fino in fondo alla gola come se stesse scopando infoiato e gonfio di eccitazione. Per fortuna non impiegò molto a venire ma rimase quasi un minuto col pene semiduro nella mia bocca e potevo sentire la sostanziosa quantità di sperma nella piccola risacca del preservativo posare sulla mia lingua. Finalmente decise di estrarlo. Andai avanti quasi un ora a lavorare di bocca senza contare quanti peni avevo soddisfatto. La Padrona premette il pulsante e mi richiamò a se. Facciamo una pausa schiavo. 《 Credevo avessi finito, Padrona》《 No schiavo!》 Rispose mentre eccitata contava i gettoni. Mi fece rilassare un po’ facendomi accucciai a sui piedi. Si sfilò la scarpa e mi accarezzò sulla fronte poi calzò nuovamente la scarpa e mentre feci per parlare mi zittii posando la suola sulle mie labbra. 《 ogni gettone equivale a centocinquanta euro, siamo anzi sono a mille duecento euro. Direi che possiamo ricominciare》 disse ridendo e premendo il pulsante. Tutto sommato ero contento, molti venivano quasi subito e il conto saliva, la Padrona era più che contenta ed alla fine per quanto mi riguarda, era come fare dei pompini a dei fallo posticci. Erano tutti protetti col preservativo, cambiava la consistenza ma non la sostanza. Nell'ultimo anno mi aveva addestrato bene a spompinare il dildo e una volta passato lo schock estremo dell'umiliazione che provocava un blocco riuscivo a compiere quelle azioni riuscendo ad accettare la cosa come atto di obbedienza. Non che fosse diventata una cosa normale per me ma avevo dovuto imparare pazientemente ad assoggettarmi a quella precisa volontà della Padrona. Il fatto di essere chiuso in quella stanza con lei, in fondo, mi rassicurava. Nessuno poteva vedermi ed io non avrei riconosciuto nessuno. Ma la serenità durò fino al penultimo cliente. L'ultimo gettone che cadde nel contenitore era dorato. 《 Ah! Questo deve essere Pierre》 disse Sara sorridendo compiaciuta. Pierre era quel distinto uomo intravisto all'ingresso, amico di Serena e ora anche di Sara. Vidi Sara infilarsi i guanti neri di lattice ma non riuscivo a capirne il motivo. Scese dal trono e si mise in piedi al mio fianco. Vidi apparire lentamente il pene dal buco ed ebbi un accelerazione cardiaca nel vedere che era carne nuda, senza preservativo. La Padrona mi tolse il cappuccio. Ero sudato. Con un mano mi teneva per i capelli e con le dita dell'altra accarezzava il glande di quel pene che riempiva quasi completamente il foro. Poi lo accarezzò lungo l'asta e lo impugnò davanti ai miei occhi. Si abbassò e sussurrò nell'orecchio le seguenti parole 《 quel gettone vale mille euro》 e senza che potessi replicare spinse la mia testa facendo penetrare quel grosso e lungo cazzo nella mia bocca. La guancia si gonfiava ritmicamente ad ogni colpo. Sentìi la Padrona gemere di piacere mentre facevo avanti e indietro freneticamente con la testa. Non avevo scampo, mi avrebbe riempito di sperma. Avrei dovuto ricevere il godimento di un uomo direttamente in bocca. Dire che mi sentivo umiliato era un eufemismo. Non sapevo se fosse programmato e se anche lo fosse stato non riuscii a capire come avrebbe potuto saperlo ma un attimo prima che i fiotti di caldo sperma eruttaserro dal meato urinario lo estrasse dalla mia bocca riversando schizzi di sborra sul viso. Chiusi gli occhi e sentìi le dita di Sara inguainate nel guanto cospargere il liquido seminale su tutta la superficie della mia pelle, poi come se mi stesse lavando la faccia mi passo l'intero palmo della mano, accarezzandomi. Infine mi infilò le dita in bocca passandole sulla lingua e sul l'interno guance poi mi ordinò di leccarle una ad una finché non vide più traccia di sperma. Sentivo che quella situazione l'aveva eccitata tantissimo. Mi sentivo esausto. Mi portò a conoscenza che i pompini eseguiti le avevano fruttato poco più di tremila euro.
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venerdì 13 luglio 2018
Racconto lungo
Era evidente che all'interno del club si consumavano le più smoderate ed eccessive pratiche sessuali ma con una sorta di apparente eleganza. Mi spiegò che le feste erano organizzate all'interno di un castello privato dove numerose stanze erano adibite alle diverse attività. Erano previsti anche locali per i vari giochi d'azzardo sempre implementati da intrattenimenti di natura sessuale. L'invito era riservato alla Padrona e io avrei avuto accesso solo perché ero il suo schiavo, altrimenti, come accompagnatore avrei dovuto aspettare fuori, chiuso in auto. Inoltre non avrei potuto muovermi liberamente ma dovevo essere tenuto al guinzaglio e in caso di necessità la Padrona avrebbe dovuto cederlo provvisoriamente a qualcuno. Gli uomini erano prevalentemente in smoking e tutti, sia uomini che donne indossavano una maschera veneziana. Per gli schiavi era previsto un dress code che esprimesse chiaramente il ruolo ma anche nudo completo o parziale era consentito. La maschera doveva essere un cappuccio di cuoio. La cosa che davvero mi fece rimanere interdetto era che avrei dovuto pagare seicento euro per l'ingresso, trecento a persona. Era compresa anche la tessera annuale di socio, obbligatoria per legge. 《Non preoccuparti schiavo, li anticiperai e se ti comporterài come devi te li rimborserò》 disse la Padrona con il consueto sorriso perverso. Non capii cosa volesse dire. Non capivo perché volesse farmi spendere una cifra assurda per una festa quando avrebbe potuto spendere quei soldi esclusivamente per se stessa. In più me li avrebbe restituiti. Non capivo ma piano piano un inspiegabile ansia iniziò a impossessarsi di me. “Se tu comporterài come devi”….mi fissai su quelle parole. I party erano organizzati sempre durante la settimana e quello a cui partecipammo capitò di martedì. Dalle 22 fino a notte inoltrata. Vidi Sara uscire dal portone di casa camminando leggiadra sui tacchi a spillo e mi apprestai a scendere per aprirle la portiera. Mi fece un cenno col viso mentre si avvicinava all’ auto per farmi intendere che su sarebbe seduta sul sedile posteriore. La salutai dicendo 《Sei di una bellezza mozzafiato》. Era vero, sentivo l'ossigeno fermarsi in mezzo al petto e in quei momenti sentivo pienamente tutta la mia mortificazione nell'essere solo uno schiavo e naturalmente lei lo percepiva e ne traeva un piacevole godimento. Arrivammo che mancava un quarto d'ora alle ventitré. Appena scesi dall'auto agganciò il guinzaglio al collare e ci avviamo verso l'ingresso lungo un vialetto di pietre, attraversammo il ponte levatoio fino al grande portone che aveva i battenti aperti e ai cui lati sostavano due energumeni in giacca e cravatta il cui compito, oltre che garantire la sicurezza era di accogliere i clienti e ritirare gli accrediti. Io seguivo Sara a mezzo metro in modo che la catena del guinzaglio non fosse in trazione. Un distinto signore sulla sessantina molto elegante si avvicinò e salutò Sara con il baciamano. Era davvero un bell'uomo e dimostrava di essere molto più giovane rispetto alla reale età. Aveva dei lineamenti perfetti e un vestito che sembrava donargli un aspetto importante come di chi ricopre una carica molto elevata. Era più alto di me di almeno cinque centimetri. Mi rivolse uno sguardo accennando un sorriso e sollevando impercettibilmente il sopracciglio. Chinai la testa e salutai dicendo 《 buonasera signore》 così come si era raccomandata la Padrona. Non rispose ma si complimentò con Sara per l'educazione che mi era stata impartita. Mi fece indossare il cappuccio di cuoio il quale aveva dei fori in prossimità delle orecchie. All'altezza degli occhi e della bocca vi erano delle cerniere che lasciò aperte. Curiosammo fra le varie stanze ma in realtà la Padrona ne cercava una specifica. Non sapevo nulla di ciò che mi aspettava e forse fu meglio così. C'erano molti uomini e donne ma l'impressione non era quella di affollamento. Le stanze erano numerosissime, alcuni corridoi erano stretti, altro più larghi. Una parete di pietra correva lungo delle scale che scendevano nei sotterranei e l'illuminazione cambiava, delle torce infuocate prendevano il posto delle più moderne applique. Scendemmo le scale, Sara dava l'impressione di sapere dove si stesse direzionando o comunque di cosa stava cercando. Mi condusse lungo un corridoio dove vi erano varie porte con delle targhe in ottone che riportavano ognuna delle diciture diverse. Si fermò di fronte ad una rivestita di cuoio nero con due serie di borchie d'oro verticali e una targa con incisa la parola “ HOLE”. Vidi che inserì una specie di gettone in una fessura e un elettroserratura scattò facendola aprire leggermente. Spinse con la mano, entrammo e mi fece richiudere la porta alle nostre spalle. Non era molto grande la stanza , aveva un buon odore di pulito e alcuni diffusori emanavo una gradevole fragranza al pompelmo. La luce era soffusa ed era generata da quattro lampade di sale rosa. Diedi una rapida occhiata all'ambiente. Le pareti erano rivestite anch'esse di cuoio. In quella a sinistra rispetto all'ingresso vi era un inginocchiatoio di legno attaccato alla parete nella quale vi era un buco incorniciato con un anello dorato. Ad un metro circa di distanza e un metro più in alto vi era una fessura e subito sotto una specie di sporgenza di forma incava come quei meccanismi dove si infilano le monete e vi ricade il resto, solo un po’ più grande. A destra dell’ inginocchiatoio c'era un trono che dava l'idea di essere molto comodo. Aveva tre gradini per salirvi e un piccolo sgabellino che serviva da poggiapiedi. Nella parete opposta una vetrina illuminata da una striscia di led incassata nella parete con dentro bottiglie di alcolici e in un'altra evidentemrnte refrigerata acque naturali in bottiglie di vetro, varie bibite e calici. Non riuscivo a comprendere il significato di quell'ambiente ma piano piano una vaga idea prese forma nella mia testa. La Padrona mi vedeva perplesso ed intimorito. Si accomodò sul trono e si fece servire un whisky invecchiato 14 anni. Doveva costare parecchio ma in fondo avevo dovuto versare seicento euro per quella serata. Mi inginocchiai al fianco del trono dopo aver servito la Padrona. Sorseggiò il suo whisky guardandomi dall'alto. Mi fece aprire la bocca ma risposi che non avevo voglia di alcol ma dolcemente ripetè l'ordine aggiungendo che ne avrei avuto bisogno. Obbedii senza più obiettare e riversò direttamente dalla sua bocca il distillato alcolico dopodiché mi ordinò di posizionarmi sull’ inginocchiatoio. Mi resi conto che il foro era esattamente all'altezza del viso. 《 Inizi a comprendere, schiavo?》Mi girai verso Sara piagnucolando 《 Ti prego Padrona…》《 schiavo ho investito anni per educarti e so per certa che sei pronto perciò non fareMi girai annuendo col capo chino. Vidi con la coda dell'occhio che premette un pulsante sul muro. Rimanemmo in silenzio per diversi minuti fino a quando sentìi un rumore metallico, mi girai e vidi un gettone color argento cadere dalla fessura nel piccolo raccoglitore incavo. Lo raccolse e lo posò in una ciotola più grande che si trovava su un ripiano alla sinistra del trono. Mentre mi girai nuovamente verso la parete vidi spuntare un pene ricoperto da un preservativo. 《Oh no no no….》 sussurrai…ma la voce di Sara mi fece tremare 《Non mi fare incazzare schiavo! Ho detto basta capricci!》 Si allungò verso di me e con la mano accompagnò la mia testa. Aprii la bocca e iniziai con le labbra a massaggiare la cappella di quel pene. Era piccolo e tozzo, dopo qualche attimo sentii con la lingua il calore dello sperma riempire la punta del preservativo. Si ritirò appena venne. Sentìi la mano di Sara accarezzare la testa 《 Bravo, hai visto che non è difficile?》 Rimasi a testa bassa. Passo un minuto e di nuovo sentìi il suono del gettone cadere. Un membro turgido e lungo apparve danzanti al mio viso. Mi ritrassi per non riceverlo sulla fronte, poi aprii la bocca per accoglierlo e iniziai delicatamente come avevo fatto prima ma inizio subito a dare violenti e rapidi colpi fino in fondo alla gola come se stesse scopando infoiato e gonfio di eccitazione. Per fortuna non impiegò molto a venire ma rimase quasi un minuto col pene semiduro nella mia bocca e potevo sentire la sostanziosa quantità di sperma nella piccola risacca del preservativo posare sulla mia lingua. Finalmente decise di estrarlo. Andai avanti quasi un ora a lavorare di bocca senza contare quanti peni avevo soddisfatto. La Padrona premette il pulsante e mi richiamò a se. Facciamo una pausa schiavo. 《 Credevo avessi finito, Padrona》《 No schiavo!》 Rispose mentre eccitata contava i gettoni. Mi fece rilassare un po’ facendomi accucciai a sui piedi. Si sfilò la scarpa e mi accarezzò sulla fronte poi calzò nuovamente la scarpa e mentre feci per parlare mi zittii posando la suola sulle mie labbra. 《 ogni gettone equivale a centocinquanta euro, siamo anzi sono a mille duecento euro. Direi che possiamo ricominciare》 disse ridendo e premendo il pulsante. Tutto sommato ero contento, molti venivano quasi subito e il conto saliva, la Padrona era più che contenta ed alla fine per quanto mi riguarda, era come fare dei pompini a dei fallo posticci. Erano tutti protetti col preservativo, cambiava la consistenza ma non la sostanza. Nell'ultimo anno mi aveva addestrato bene a spompinare il dildo e una volta passato lo schock estremo dell'umiliazione che provocava un blocco riuscivo a compiere quelle azioni riuscendo ad accettare la cosa come atto di obbedienza. Non che fosse diventata una cosa normale per me ma avevo dovuto imparare pazientemente ad assoggettarmi a quella precisa volontà della Padrona. Il fatto di essere chiuso in quella stanza con lei, in fondo, mi rassicurava. Nessuno poteva vedermi ed io non avrei riconosciuto nessuno. Ma la serenità durò fino al penultimo cliente. L'ultimo gettone che cadde nel contenitore era dorato. 《 Ah! Questo deve essere Pierre》 disse Sara sorridendo compiaciuta. Pierre era quel distinto uomo intravisto all'ingresso, amico di Serena e ora anche di Sara. Vidi Sara infilarsi i guanti neri di lattice ma non riuscivo a capirne il motivo. Scese dal trono e si mise in piedi al mio fianco. Vidi apparire lentamente il pene dal buco ed ebbi un accelerazione cardiaca nel vedere che era carne nuda, senza preservativo. La Padrona mi tolse il cappuccio. Ero sudato. Con un mano mi teneva per i capelli e con le dita dell'altra accarezzava il glande di quel pene che riempiva quasi completamente il foro. Poi lo accarezzò lungo l'asta e lo impugnò davanti ai miei occhi. Si abbassò e sussurrò nell'orecchio le seguenti parole 《 quel gettone vale mille euro》 e senza che potessi replicare spinse la mia testa facendo penetrare quel grosso e lungo cazzo nella mia bocca. La guancia si gonfiava ritmicamente ad ogni colpo. Sentìi la Padrona gemere di piacere mentre facevo avanti e indietro freneticamente con la testa. Non avevo scampo, mi avrebbe riempito di sperma. Avrei dovuto ricevere il godimento di un uomo direttamente in bocca. Dire che mi sentivo umiliato era un eufemismo. Non sapevo se fosse programmato e se anche lo fosse stato non riuscii a capire come avrebbe potuto saperlo ma un attimo prima che i fiotti di caldo sperma eruttaserro dal meato urinario lo estrasse dalla mia bocca riversando schizzi di sborra sul viso. Chiusi gli occhi e sentìi le dita di Sara inguainate nel guanto cospargere il liquido seminale su tutta la superficie della mia pelle, poi come se mi stesse lavando la faccia mi passo l'intero palmo della mano, accarezzandomi. Infine mi infilò le dita in bocca passandole sulla lingua e sul l'interno guance poi mi ordinò di leccarle una ad una finché non vide più traccia di sperma. Sentivo che quella situazione l'aveva eccitata tantissimo. Mi sentivo esausto. Mi portò a conoscenza che i pompini eseguiti le avevano fruttato poco più di tremila euro.
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