Hai proposto di andare in un posto particolare.
Una bella camera, un enorme letto rotondo.
Una vasca con idromassaggio immensa.
Un bel divanetto, dei tavolini ed un pouf in pelle.
Luci soffuse.
Ci siamo chiusi dentro.
Abbiamo lasciato tutto quel che è rappresentato dai casini delle nostre vite fuori l’uscio.
Io so…
So di non essere particolarmente fine. Anzi. A volte son proprio grezzo.
In come mi muovo, in come mi esprimo, nei miei gesti ed in quel che costruisco.
Non ho studiato il BDSM, non ne ho mai sentita la necessità. Mi muovo non cercando reazioni da manuale.
Ma.
Mi muovo leggendo il fremito della tua pelle. Mi muovo leggendo quel che dicono e raccontano i tuoi occhi.
Mi muovo grazie a quel che filtra dai nostri ragionamenti e dalle discussioni.
Una cosa so, so che devo dominare la situazione, il momento. Chi ho di fronte.
Tu.
Come un lupo solitario ti fiuto. Ti seguo. Ti prendo.
So che quando ti vedo piangere poi devo leccare le lacrime. Non perché lo dica qualcuno. Perché sia scritto. Ma perché in quel momento è quel che sento di dover fare.
So che se senti dolore poi ti devo dare cazzo fino a quando ti sento gemere. Godere.
So che in questo modo ti lasci andare. So che ti raccolgo da terra dove ti ho sbattuta giù e poi ti abbraccio. Ti lasci abbracciare. Ricambi. Ti fai avvolgere. Ti aggrappi a me.
So che oggi era una giornata per noi.
Che l’hai organizzata, che ti sei organizzata.
E’ stato bello partire all'alba per venire da te.
E’ stato bello salire sulla tua auto, ridere e scherzare mentre ci recavamo in quel posto.
Chiudersi dentro. Prenderti. Sbatterti. Frustarti e poi prenderti ancora.
E’ stato bello averti in quella vasca con me.
Non avevo mai scopato in quel modo.
Non lo avevo mai fatto.
Speciale averti li. Farlo con te.
Ci son state tante “prime volte” con te. Ancora ce ne saranno.
A sfamare la nostra curiosità.
E poi, dopo aver sfamato la carne, nutrirci e bere qualcosa insieme.
Ancora sesso ed ancora ed ancora.
Si.
E’ stata una giornata particolare.
Quattro ore buone senza tregua sotto una cascata di emozioni che ci ha visti uscire da quella camera sfiniti ma sorridenti.
Una intimità unica.
Giocare e prendersi. Legare e legarsi.
Ora guardo le foto che ti ho scattato.
Che hai sistemato.
La cera, il fuoco, l’acqua.
I graffi sulla schiena fatti da quel frustino nuovo tanto intrigante quanto cattivo.
Il rossore dello slapper sul culo.
Il ricordo di una lama affilata che ti raschiava la cera dalla pelle.
Profumo di figa e di sesso.
Che martella in testa. Che ancora ho sulle labbra dopo averti baciata. Dopo che tu hai bevuto la mia voglia.
Lo so…
Sono un animale.
L’ho sempre saputo. Ci devo convivere.
Ma nel torbido dei nostri incontri il vederti brillare mi eleva da questo stato.
…ma guardare i tuoi occhi sorridenti mi fa capire che, seppur deciso e ruvido. Sadico ed a volte cattivo, non posso permettermi di stare senza di te.
Ed ora me ne sto qui. Davanti al monitor pallido di questo pc a scrivere di te, di me, di noi.
A cercar parole per descrivere quel che probabilmente solo i gesti posson raccontare.
Me ne sto qui.
Cercando di lasciare testimonianza di quel che provo e di quel che tu stai rappresentando per me.
Me ne sto qui.
Fra il frastornato e l’ebete aspettando che torni la calma dentro di me.
Sorridente.
Fiero di quell'esserti Padrone.
Fiero di essere stato riconosciuto come tale.
Ecco…
Ci sarebbe da scrivere ancora ed ancora…
Ma l’unica cosa che ancora mi sento di scrivere è:
Grazie L.
Grazie di esserci.
Sempre.
Mr.
Ti leggo e piango, non per il dolore ora.
Tua
L.
https://cuoioeacciaio.wordpress.com/2018/04/04/una-giornata-speciale/
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