Siamo abituati a sentire termini come “SM” o “sadomaso” o “sadomasochismo” che provengono dai tempi in cui queste varianti hard di fare l’amore erano ancora considerate delle patologie. Oggi negli ambienti clinici si parla di “parafilie”, ma nella concezione normale della gente si mischia un po’ tutto.
Chi si occupa praticamente del sesso hard, preferisce il termine BDSM che copre un’ampia gamma di esperienze e tiene conto della sua dimensione voluta e ricercata.
Il termine inglese include tre tipi di sceneggiature diverse che talvolta si mescolano, altre volte sono ben distinte:
• BD significa: bondage and discipline
• DS vuol dire: domination and submission
• SM sta per: sadism and masochism
Questo pacchetto chiarisce come gli amanti di giochi di potere e sottomissione, umiltà e devozione, dolore o non-dolore sono tutti ritrovabili nel concetto di BDSM. Un motivo in più per dichiarare onestamente ai potenziali partner di gioco se i propri desideri sono collocati piuttosto nel dolore, nella sottomissione, nell’umiliazione, nell’essere alla mercè di un altro. Chi ama gli stivali non necessariamente vuole anche essere pestato. Chi ama servire, può detestare la punizione. Chi preferisce gli stimoli visivi, forse rinuncia volentieri all’essere toccato. Una persona masochista in certe circostanze non trova alcun piacere nello stare in ginocchio.
DOMINARE
Abbiamo detto che in questo tipo di gioco il dominante entra consapevolmente nel suo ruolo per godere del suo potere, mentre il sottomesso può esplorare la sua capacità di abbandonarsi e godere nell’essere “vittima”. Mettiamo vittima fra virgolette perché nella prassi il più delle volte è il sottomesso a godere di più: c’è qualcuno che si prende cura di lui, viene viziato e riceve molte più attenzioni e stimolazioni erotiche, che in altre occasioni. Se per il sottomesso la sfida più grande è quella di abbandonarsi e di concedere all’altro la regia del gioco, il compito per il dominante è molteplice. Molti principianti pensano che con quattro corde, due fruste e un’idea in testa si possa fare il dominante. Si meravigliano quando dopo un quarto d’ora non sanno più cosa fare, lasciano perdere la dominanza e passano a fare l’amore come hanno sempre fatto.
Una volta creata la sceneggiatura, nella dominazione ci sono alcuni punti da osservare:
• Conviene preparare tutti gli attrezzi come corde, fruste, gel vaginale, preservativi, prima di iniziare il gioco per avere poi tutto a portata di mano. Come dominante ti metti gli abiti appropriati e ordini al sottomesso come deve vestirsi per arrivare al gioco, abbigliamento intimo compreso.
• Dominare non significa essere crudele, ma implica una maggiore comprensione di quanto si pensa. I sentimenti sono sempre presenti. Ricordatevi che nessuno di voi è un oggetto ma una persona. Se invece fa parte della tua sceneggiatura trattare l’altro come un oggetto, va definito prima del gioco. Per rendere il gioco erotico, oltre alla determinazione ci vuole anche empatia, allora si può godere attraverso il contatto con il sottomesso dell’intensità che questo sta provando. Essere dominante vuol dire avere il controllo su quattro cose: su se stesso, sul sottomesso, sulla relazione tra voi due, sulla sceneggiatura. Dominare è divertente e al contempo impegnativo, perché il dominante porta simultaneamente sia se stesso che l’altro ai propri limiti.
• Per entrambi durante i giochi hard è tassativo: niente alcool e nessuna altra droga, né legale né illegale. Tutti le droghe cambiano la sopportazione e la percezione ed estendono i limiti “normali”, possono ingannare sia te che il sottomesso senza che vi rendiate conto.
• Tieni conto che tutti abbiamo dei limiti. Se il sottomesso ti dice “puoi fare tutto con me” si sta illudendo o non è consapevole dei propri limiti. La stessa persona dopo 20 frustate stillerà “basta, fa troppo male” Se lui non riesce a essere preciso, è il tuo compito specificare fin dove puoi veramente andare.
• Almeno durante i primi giochi per allenare te e il sottomesso, puoi anticipare ogni azione a parole come: per questo errore ti do ora dieci sculacciate. Ti porterò un po’ più indietro per vederti meglio. Ti bendo gli occhi, allora non potrai più vedere, ma sentirai di più.
• Il sottomesso può entrare in uno stato di coscienza offuscata per vari motivi: perché ha varcato il limite del piacere conosciuto, o per l’intensità dell’abbandono, o del dolore, o dell’eccitazione, o di tutti questi fattori messi insieme. Se osservi che ha uno sguardo strano, che non reagisce più in maniera chiara e non ti sembra del tutto presente, fagli delle domande per testare la sua presenza. Chiedigli per esempio: “cosa senti? Ti ricordi il codice di sicurezza? Vuoi che mi fermi un po’?” E fatti dare delle risposte chiare. Con questo gioco portiamo le ombre alla luce, ma le ombre non devono sopraffarci, dobbiamo rimanere integri nella nostra psiche e nel nostro corpo.
• Dominare implica sedurre il sottomesso a esplorare i propri limiti, portarlo oltre a quello che da solo farebbe, portarlo oltre la prima soglia del coraggio e tenerlo nel gioco tra le due soglie. Perciò, una volta chiarita la linea generale del gioco, non chiedere troppo. Ricordati che tu hai la regia in mano, non lui! Questo riguarda anche le pratiche sessuali. Il sottomesso ti ha delegato di gestire il suo piacere e si aspetta di essere portato a esperienze nuove, si aspetta che tu lo fai eccitare, che attraverso la forza del tuo terzo chakra riesca ad aprire la sensualità del suo secondo e la passione del suo primo.
• Dominare non vuol dire necessariamente far soffrire il sottomesso. Dominare significa soltanto che tu hai il comando, ma non implica cosa fai. Potresti anche legarlo a una sedia e ordinargli di masturbarsi, mentre tu mangi comodamente una fetta di cocomero. Ricordati però che per masturbarsi gli serve avere una mano libera. Oppure potresti provocargli tanto piacere come lui non si sarebbe mai permesso, in modo sottile e graduale, trattandolo con piume, carezze, parole eccitanti, ordinandogli di guardarti.
• Se lo schiavo prova ad uscire dal suo ruolo con parole tipo “non farmi questo” o “vedi di stare attendo, dove mi tocchi” o “aspetta, sono un po’ stanco” o simili imposizioni o manipolazioni, dove cerca di riprendere la regia, come padrone ricordagli del suo ruolo con un tono sicuro e deciso. Lo devi fare subito, al primo segnale, altrimenti rischi che pian piano i ruoli si omogeneizzeranno e il gioco si trasformerà nel solito brodo. Ricordati, finché il sottomesso non dice il codice di sicurezza, la direzione del gioco spetta esclusivamente e te!
• Ogni dominante ha un punto debole e ogni sottomesso ha dei momenti dove abbandonarsi è difficile. In questi momenti il sottomesso sarà tentato a togliere la forza al dominante manipolandolo. Donne sottomesse lo fanno spesso con delle battute ben piazzate, con sorrisi lusinganti, oppure ridendo. Se come dominante in questo momento non sei ben centrato, ti può tirare giù in un attimo. Per il dominante si tratta di riconoscere queste modalità e di tutelarsi per la prossima volta. Se per esempio il sottomesso ride, puoi punirlo severamente o usare un bavaglio.
• Non ti stupire se ti trovi in imbarazzo a fare il dominante. Se sei una persona abituata a compiacere gli altri, entrare consapevolmente nel ruolo del dominante può essere una tra le sfide maggiori. E potrebbe succederti, come lo abbiamo visto più di una volta, che il sottomesso dice “ancora, ancora” mentre il dominante esclama “non ce la faccio più” e getta la spugna.
• Dominare non significa necessariamente duro lavoro. Molti dominanti all’inizio fanno l’errore di usare troppi strumenti, di fare nodi complicati, di perdersi nei dettagli tecnici, di preoccuparsi più dell’attrezzatura che della persona che ha di fronte. Finiscono con l’essere “gli indaffarati” e dimenticano di essere “i dominanti”. Non conta tanto la tecnica, ma il tuo stato interiore, che il tuo terzo chakra si espanda, che provi piacere nel comando, che respiri il tuo potere. Alla fine del gioco prendetevi una pausa, non condividetevi subito i vostri vissuti, ma fatelo con una certa distanza, per esempio il giorno dopo. Ditevi apertamente cosa avete provato nel sottomettersi e nel dominare, nel fidarvi di te stesso e dell’altro, cosa vi è piaciuto e cosa non, cosa era particolarmente eccitante, quali modifiche hai percepito nell’aura, quali chakra erano accesi e vibranti e quali non. Ma parlate anche di eventuali difficoltà, incomprensioni, vergogne, timori, sensi di colpa o altre ombre della passione. Ditevi come vi siete sentiti nel periodo dopo il gioco. Questo è un punto importante, perché talvolta la vera ombra non si rivela durante, ma dopo il gioco. Raccontatevi, se qualcosa è rimasto inconcluso e sarebbe da riprendere un’altra volta, se avete scoperto un nuovo desiderio, se il dominante in un certo punto poteva andare anche oltre, se la sceneggiatura sarebbe da revisionare. Così da ogni gioco potete anche imparare: ognuno per sé e per la vostra relazione di coppia.
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